Archivio vivo
2004 - 2024
Fotografie di Silvia Camporesi
A cura di Mario Beltrambini e Jana Liskova
Savignano sul Rubicone
Chiesa del Suffragio
corso Vendemini
19 aprile - 29 settembre 2024
Inaugurazione 19 aprile ore 18
Orari di apertura
Sabato 15 - 19, domenica 10 - 13 e 15 -19
Chiusa i fine settimana di agosto e il 1° settembre
Nelle giornate del 13-14-15, 21-22, 28-29 settembre, la mostra osserverà gli stessi orari di apertura di SI FEST 2024
Archivio vivo
Il magazzino di un artista che lavora da un certo numero di anni è solitamente un luogo di accumulo. I pezzi provenienti da varie mostre, prodotti in tempi differenti, coesistono nello stesso spazio, imballati con plastica protettiva, numerati, siglati. Le opere chiuse vivono un tempo sospeso, in attesa di essere riprese, aperte, appese sui muri di una nuova mostra.
Archiviare è collocare cose con un senso, tracciando un filo che le unisce al fine di conservarle, proteggerle e nel processo di catalogazione ogni piccola cosa merita un’assegnazione, un numero di catalogo, in sostanza merita di esistere.
Molti artisti ormai morti non hanno pensato, mentre erano in vita, di organizzare i loro archivi, di mettere ordine fra tutto il materiale prodotto, non solo le opere, ma cataloghi, pubblicazioni, interviste, e questo compito è spesso toccato agli eredi.
C’è un gusto nell’archiviare, nel catalogare materiali, nel mettere in deposito immagini bidimensionali, libri, ritagli di giornale, diari.
Archivio vivo nasce come risposta a queste considerazioni. La mostra fa riemergere dall’archivio dell’artista due lavori realizzati a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, allestiti all’interno della chiesa, Indizi terrestri e Ofelia (2003) e Atlas Italiae (2013), ai quali si aggiunge il più recente lavoro, realizzato nel 2023 durante il tragico evento alluvionale che ha colpito la Romagna (Sommersi salvati), disposto negli spazi esterni. I tre lavori testimoniano il percorso dell’artista, concentrata a partire dai suoi esordi su tematiche femminili, comprensive della pratica dell’autoritratto ambientato, abbandonate poi per lasciare spazio a una ricerca specifica sui luoghi dell’Italia, come dimostra il progetto che l’ha coinvolta per due anni, al racconto di edifici e paesi abbandonati sparsi nella penisola. L’ultimo lavoro in ordine di tempo mostra un aspetto inedito della ricerca di Camporesi, rivolto a una visione più documentale, all’azione degli Angeli del fango che, nel maggio del 2023, hanno ripulito le strade delle città colpite dal fango. Non si tratta però di pura documentazione, quanto più della ricerca di una dimensione iconica: anche queste figure si stagliano come vedute sullo sfondo della città, monumenti alla solidarietà cittadina. La mostra si completa di un apparato cartaceo composto da cataloghi, pubblicazioni, pagine di diario, disegni, tutto materiale proveniente dall’archivio dell’artista, attualmente in via di istituzione.
Silvia Camporesi
Archiviare fotografie
Testimonianza storica e culturale
Archiviare e catalogare correttamente le fotografie del proprio lavoro significa mettere ordine nella propria memoria riguardante quanto fatto nel corso degli anni per un fotografo.
Un archivio ben organizzato permette al fotografo di conservare le proprie opere nel tempo, garantendo che rimangano accessibili e intatte per gli anni a venire. Niente di più lontano da un semplice accumulo di immagini quindi: archiviare è un'opportunità per esaminare e comprendere meglio se stessi, il mondo circostante e le emozioni che ci legano a esso.
Continuare a visionare il proprio archivio consente al fotografo di riflettere sul proprio percorso artistico nel tempo. Osservare l'evoluzione del proprio stile e delle proprie tecniche può fungere da importante fonte di ispirazione e di crescita artistica. Inoltre, rivedere vecchi progetti può portare a nuove interpretazioni e idee creative.
Nel corso del tempo, le emozioni e le percezioni di chi guarda possono cambiare, e le fotografie possono riflettere e influenzare questa evoluzione. Rivedere materiale d’archivio può suscitare nuove emozioni e interpretazioni, poiché vediamo le immagini attraverso una prospettiva diversa rispetto al momento in cui sono state create. Questo ci permette di riflettere sul percorso personale dell'autore e sui cambiamenti nella nostra comprensione del mondo.
Mario Beltrambini